ALCUNI CENNI STORICI

Nel programma edilizio previsto nell’ambito dello sviluppo che investe Acquaviva delle Fonti nel pieno Cinquecento, si annovera anche la ricostruzione del suo principale edificio sacro: la chiesa matrice dedicata al Patrono della città, Sant’Eustachio.

I lavori per la nuova chiesa, più ampia e luminosa della precedente, cominciarono nel 1529 (data confermata dalla rinvenuta pietra di fondazione) e, così come recita l’iscrizione nel timpano, terminarono nel 1594 sotto Alberto Acquaviva d’Aragona, grazie ai contributi finanziari “aedes maxima publicis[…]” dei cittadini stessi. La Cattedrale, però, fu consacrata soltanto nel 1623.

Il nuovo edificio di culto si ispira al Romanico pugliese, in particolar modo alla Basilica di S. Nicola a Bari, ma molteplici elementi tradiscono la sua appartenenza ad una momento architettonico del Rinascimento maturo, attribuito al manierismo. Orientata a est, la facciata a capanna, molto larga, appare semplice ed essenziale, ma allo stesso tempo è impreziosita da un imponente rosone in pietra calcarea mirabilmente intarsiato, definito “uno dei capolavori della scultura pugliese del tardo cinquecento”.

Nella lunetta sul portale d’ingresso, un basso-rilevo rappresenta S. Eustachio nell’attimo della sua conversione al cristianesimo, mentre il protiro che sovrasta l’entrata principale è sostenuto da due maestosi leoni stilofori, guardiani protettori della fede, che tengono strette sotto le proprie zampe delle creature mostruose personificazione del Male.

La Cattedrale, con pianta a croce latina commissa, è distinta internamente in tre navate, di cui la centrale è più alta e due volte più larga di quelle laterali.

A metà Ottocento, si intervenne allo scopo di arricchire gli interni, in origine molto più sobri. Inoltre, a ridosso del lato nord fu costruito il Palazzo Vescovile, impedendo l’accesso nella chiesa dal portale che si apriva su questa facciata.

Di grande valore è, inoltre, l’organo a 3000 canne (Vegezzi-Bossi) posto sulla cantoria della controfacciata principale all’inizio del Novecento, che accompagna con la sua musica le cerimonie religiose più importanti.

Ma fiore all’occhiello della monumentale fabbrica sacra è certamente la sua Cripta. L’elegante ambiente, corrispondente al transetto della chiesa superiore, presenta volte a crociera sorrette da 14 colonne di marmo bianco e inserti di marmo colorato nero e rosso. L’estrema raffinatezza delle sue decorazioni sono attribuite ai restauri che l’Architetto Sante Simone diresse nella seconda metà dell’Ottocento. A rendere la nostra Cripta ancora più prestigiosa sono l’altare marmoreo del Santo Patrono, che ne conserva le reliquie e, in modo particolare, i due altari in lamina d’argento, quelli del SS. Sacramento e della Madonna di Costantinopoli, inestimabili opere d’arte di Scuola Napoletana, per la cui realizzazione furono impiegate quantità considerevoli del prezioso metallo. Dei due altari argentei, quello sei-settecentesco della Madonna di Costantinopoli è il più recente, e racchiude, nella sfarzosa cona, il dipinto su tavola della Madonna con bambino, la cui copia sfila ogni anno in processione durante la Festa Patronale in suo onore.


LA CATTEDRALE

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